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Storie - Histories

Il proibizionismo americano degli anni venti è all’origine della nascita dei bar “speakeasy”, ma anche quella di cocktail bar celebri in Europa

Michele Crippa

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Negli Stati Uniti d’America le associazioni che promuovevano la moralità e condannavano le bavande alcoliche esistevano già all’inizio dell’800, riscuotendo un buon consenso soprattutto da parte delle donne, che spesso dovevano sopportare le violenze da parte di uomini con problemi di dipendenza, ma fu all’inizio del ‘900 che iniziarono ad avere un importante peso politico. Sostenevano, infatti, che l’alcool, non solo era alla base di numerose malattie, ma anche della crescente criminalità e dell’ assenteismo nelle fabbriche. Quest’ultima ragione permise all’Anti-Saloon League di ottenere l’appoggio, sopratutto finanziario, di alcuni tra i più importanti uomini d’affari dell’epoca, come Ford et Rockefeller, grazie al quale riuscì a far promulgare il 18° emendamento, che rese illegale la produzione e la vendita di alcool negli Stati Uniti d’America a partire dal 16 gennaio 1920.

Questa legge firmò la condanna a morte di tutti i bar e, allo stesso tempo, la nascita di decine di migliaia di locali illegali e di conseguenza del contrabbando, entrambe dirette da gangsters del calibro di Al Capone.
Sono famose le immagini di interi barili di whiskey rovesciati a terra dalla polizia, ma, allo stesso tempo, la produzione di moonshine, whiskey bianco non invecchiato, si intensificò su tutto il territorio; la mafia, inoltre, poteva rifornire i bar illegali con del rum proveniente dai vicini Caraibi, whisky canadese o gin e cognac europei. Spesso, però, gli alcolici riservati al contrabbando non erano di primissima qualità; per questo venivano miscelati e serviti nei locali simbolo di quest’epoca, gli speakeasy (“parla piano”), il cui nome si deve forse al fatto che si dovesse tenere il tono di voce basso o forse al fatto che gli ordini al bancone andassero fatti sottovoce. Questi locali erano, infatti, spesso nascosti nel retrobottega di farmacie (che erano autorizzate a vendere alcool a fini curativi) o negozi di alimentari. Per cercare di giustificare il viavai continuo di gente, queste botteghe iniziarono ad esporre animali esotici impagliati, spesso tigri, il che valse loro il nome di “Blind Tiger”, a servire pasti o a proporre spettacoli dal vivo: divennero, insomma, dei locali per uomini in smoking e donne in abito da sera.


In parallelo agli speakeasy, nacquero locali per le classi meno abbienti, che non proponevano nient’altro che bevande alcoliche di pessima qualità, che si autonominarono ironicamente “Blind Pig”.
Un altro modo per poter consumare alcolici senza temere l’arrivo della polizia erano le navi da crociera, che, navigando in acque internazionali, non erano obbligate a sottostare alla legge americana. Un altro modo, ancora, era costituito da veri e propri pellegrinaggi a Cuba o in Europa, dove molti celebri barman decisero di migrare e aprire i loro nuovi bar. Ne è un esempio l’Harry’s Bar di New York, locale letteralmente smontato pezzo per pezzo e rimontato nella ville lumière, non lontano dal Ritz Hotel, che in quest’epoca si dovette attrezzare con ben due bar per accogliere i numerosi turisti americani.

Per cercare di sopravvivere, i produttori di birra iniziarono la produzione di “near beer”, una bevanda à base di malto d’orzo con un tenore d’alcool prossimo allo zero, dato che il limite fissato dalla legge era di 0.5%.

Alcuni vignaioli della Napa Valley decisero di estirpare le loro vigne e rimpiazzarle con altri alberi da frutto, altri invece, convinti che il proibizionismo sarebbe finito, presto o tardi, inventarono gli “Wine Briks”. Queste “mattonelle di vino” consistevano in succo d’uva concentrato, che chiunque avrebbe potuto trasformare in vino a casa propria seguendo le istruzioni all’interno, mascherate nel capitolo “cosa non fare”; in questo modo erano protetti di fronte alla legge, e molti produttori fecero una piccola fortuna anche durante questo periodo buio.
La grande depressione del 1929 fu un colpo gravissimo per l’economia americana, il malcontento crebbe a dismisura, nessuno era più disposto a sborsare somme esorbitanti per un bicchiere di whiskey e lo Stato aveva urgente bisogno di risanare i conti e ricreare i posti di lavoro che erano spariti con l’introduzione del proibizionismo. Tutti questi fattori portarono, il 5 dicembre 1933, all’approvazione del 21° emendamento, che mise fine alla politica proibizionista degli Stati Uniti d’America.

Michele Crippa

Direttore di Sala, Lucas Carton Parigi

Responsabile della sala di un ristorante parigino carico di storia come il "Lucas Carton", dove, insieme a Giovanni Curcio, lo Chef Sommelier, continua a portare avanti quello stile franco-italiano che tanto lo aveva affascinato a Londra, ma anche, e soprattutto, a cercare di trasmettere la sua passione alle nuove generazioni. Il progetto Chiccawine si sposa proprio co questo intento: promuovere, tramite le nuove tecnologie, le tecniche di sala e bar, portare la curiosità su prodotti tradizionali che meritano di essere messi sotto le luci dei riflettori e far conoscere gli uomini che dedicano la loro vita affinché tutto questo non scompaia.

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