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Storie - Histories

Negli anni ’30 gli Stati Uniti sono in ginocchio a causa della crisi economica, ma c’è voglia di festeggiare la fine del proibizionismo, nascono così i Tiki Bar

Michele Crippa

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Dopo la fine del proibizionismo negli Stati Uniti c’era una gran voglia di uscire e divertirsi, e fu in questo clima di euforia che si colloca una moda che durerà per più di trent’anni, la Tiki Era. Il nome richiama al primo uomo creato dagli dei nella mitologia Maori.

Possiamo datare l’inizio di questo periodo con l’apertura a Los Angeles del “Don The Beachcomber” da parte di Donn Beach (vero nome Ernest Raymond Beaumont-Gantt), che fu il primo locale con un’ambientazione polinesiani. Il proprietario aveva vissuto in Polinesia durante il decennio precedente e aveva riportato un gran numero di cimeli che usò per decorare il suo locale, dove si servivano cocktails a base di rhum (spesso più d’uno), succhi di frutta e spezie, con imponenti decorazioni in bicchieri a dir poco unici. Alcuni di questi cocktail sono ormai diventati dei classici, come lo Zombie, l’Hurricane o il Mai Tai.

CC Sam Howzit

Una delle motivazioni del successo di questo tipo di locale fu che gli americani non potevano più permettersi di fare grandi viaggi, a causa della crisi del ’29 e avevano bisogno di distrarsi in un ambiente che ricordava i luoghi di vacanza dove si recavano fino a qualche anno prima per sottrarsi al proibizionismo, in modo da potersi godere un cocktail senza temere l’arrivo della polizia. In questo periodo anche le case di produzione cinematografica cavalcavarono quest’onda con attori del calibro di Clark Gable o Bill Crosby.
Questa moda visse, poi, una seconda gioventù dopo la seconda guerra mondiale, quando i militari americani tornarono dal fronte del sud-est asiatico, e divenne un vero e proprio movimento di costume; Donn Beach arrivò ad aprire più di venti ristoranti a tema. In questi anni si impone anche una seconda personalità nell’universo tiki, il suo nome è Vic the Trader, che fondò dapprima un ristorante nella baia di San Francisco, poi un impero a partire da Seattle che lo portò ad aprire ristoranti in tutto il mondo con il nome Trader Vic’s.

Fu in questi anni che divennero famose le tiki mugs, bicchieri in ceramica con la rappresentazione di Tiki o di ragazze hawaiane, che erano anche vendute come souvenir ai clienti.

La Tiki Era finí nei primi anni ’70, anni in cui la vodka, la tequila e la cachaca soppiantarono il rhum, ma negli anni ’90 si vide una sorta di Tiki Era bis, ma non fu della stessa portata di quella originaria. Ancora oggi possiamo trovare qui e là dei bar a tema Polinesiani, ma potrete sicuramente trovare dei cocktail tipici in ogni bar del globo.

Michele Crippa

Direttore di Sala, Lucas Carton Parigi

Responsabile della sala di un ristorante parigino carico di storia come il "Lucas Carton", dove, insieme a Giovanni Curcio, lo Chef Sommelier, continua a portare avanti quello stile franco-italiano che tanto lo aveva affascinato a Londra, ma anche, e soprattutto, a cercare di trasmettere la sua passione alle nuove generazioni. Il progetto Chiccawine si sposa proprio co questo intento: promuovere, tramite le nuove tecnologie, le tecniche di sala e bar, portare la curiosità su prodotti tradizionali che meritano di essere messi sotto le luci dei riflettori e far conoscere gli uomini che dedicano la loro vita affinché tutto questo non scompaia.

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