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Storie - Histories

Il Kalecik Karasi, “nero dal piccolo castello” in lingua locale, è un vitigno autoctono turco tra i più interessanti e dalle enormi potenzialità

Daniele Montano

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Vino: Kalecik Karasi

 

Produttore: Sevilen

Vitigno: Kalecik Karasi

Vineyards: Denizli, distretto di Guney

Vintage: 2016

Il Kalecik Karasi, “nero dal piccolo castello” in lingua locale, è un vitigno autoctono turco tra i più interessanti e dalle enormi potenzialità, pensate che fino alla fine degli anni sessanta si poteva ancora trovare su piede franco, a causa poi di una serie di eventi quali attacchi parassitari e varie patologie della vite ha rischiato l’estinzione, è solo grazie all’intervento dell’Università Agraria di Ankara e di una equipe di consulenti enologi francesi che è potuto sopravvivere fino ai giorni nostri. 

Si presenta con grappolo compatto e con buccia nero bluastra molto spessa.

La zona di origine è quella del distretto e della omonima città di Kalecik, vicino ad Ankara (cuore dell’Anatolia), nella splendida cornice naturale che offre la valle del fiume Kizilirmak, ricca di terreni argillosi e ciottolosi con substrati fossili e di origine marina. Oggi comunque è coltivato in tutto il territorio turco e si è ambientato anche nella regione di Denizli, soprattutto nel distretto di Guney.

Denizli ama deniz yok… In turco Denizli significa “col mare” ma il mare da quelle parti non c’è!

La zona è famosa sia per le stupende fonti termali di Pamukkale sia per le rovine dell’antica città di Hierapolis.

Alcuni lo ritengono il Pinot Nero di Turchia, e forse non hanno poi tutti i torti, tuttavia rimane qualche differenza sostanziale soprattutto sulla componente tannica, meno fitta e più grossolana. Normalmente è un vino di medio corpo, non troppo tannico e fresco, ho scelto di provarne uno proveniente da una zona più a sud.

Nativus, il nome già la dice tutta, è un vino perfettamente limpido, dal colore rosso rubino un po’ scarico, tenui riflessi quasi violacei di bella vivacità, discreta consistenza. Al naso tipici sentori fruttati ma tendenti a frutti secchi e confetture, non sono comunque ancora profumi terziari, tostato e poco speziato, di qualità fine, abbastanza intenso e persistente. I riconoscimenti ai primi stacchi sono, prugna secca, cassis, torrefazione, ebbene si, evanescente ma la si trova: “merde de poule” che dopo alcuni minuti lascia spazio ad una palese traccia ematica, (sangue), selvaggina e cacao.

Al naso è un vino fine che invita alla beva, in bocca si presenta secco, abbastanza fresco e poco sapido, tannini da legno abbastanza fitti, tra il morbido e abbastanza morbido.

Un di vino di corpo anche qui siamo sui 14,5 gradi, si il calore c’è e forse ne sarebbe servito di meno, ma era prevedibile. Riesce a mantenere un buon equilibrio sommato tutto, abbastanza intenso e persistente. L’armonia complessiva e un po’ penalizzata dall’elevato tenore alcolico, a 4 anni dalla vendemmia è pronto e già piacevole da bere ma con ancora 4-6 anni di margine evolutivo.

A breve mi arriveranno campioni dalla zona di Kalecik, sarà interessante vedere le differenze.

Lo ho accompagnato a delle costolette di agnello alla scottadito, come contorno un sauté di 

“cintar mantar”, funghi di pino dal bel colore rossastro, nascono in abbondanza nei pressi di Antalya, assomigliano ai galletti o dei sanguini giusto per intenderci, grazie a Dio il palato ne ha goduto assai.

Salute! Serefe!

Daniele Montano

 

https://www.linkedin.com/in/danielemontano/

Un manager italiano di F&B che vive in Turchia, consulente di vini e amante del cibo. Credo che a volte la strada meno battuta sia un luogo intrigante, soprattutto quando porta ad una qualità del servizio estremamente elevata.

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