Degustazioni - Dégustations

La Tenuta Mazzolino… Raccontata da Sebastien Ferrara.Viaggio nella parte ovest dell’Oltrepò, chiamata anche “vecchio Piemonte” perchè faceva parte del Regno di Sardegna fino all’annessione lombarda del 1859.

Published

on

Oggi vi racconto la storia di una piccola, “grande” azienda, che produce vini davvero molto buoni.

Siamo nella zona dell’ Oltrepò Pavese (in alcuni articoli precedenti vi ho già parlato di diversi produttori di questi luoghi).

La proprietaria si chiama Francesca Seralvo, persona speciale dal forte carattere ma molto affabile, nata nel 1984. Suo nonno Enrico Braggiotti acquistò la Tenuta Mazzolino qualche anno prima non consapevole del cambiamento che avrebbe portato nella sua vita e nella tradizione viticola locale. Aveva due grandi persone del vino che lo seguivano dandogli preziosi consigli, uno era il mitico Giuseppe Bologna e l’altro il grande Luigi Veronelli.

Questa realtà si trova nella parte ovest dell’Oltrepò, chiamata anche “vecchio Piemonte” perchè faceva parte del Regno di Sardegna fino all’annessione lombarda del 1859.

La collina sulla quale sorge l’azienda da sempre era chiamata la collina del Pinot Nero e quindi il nonno non esitò nel da farsi, le barbatelle arrivarono direttamente dalla Borgogna e uscì così nel 1985 il primo vino della proprietà.

Francesca, da piccolina con la sua mamma Sandra, passava gran parte del tempo nell’azienda, tra i vigneti e animali che rendevano gioiosa la sua infanzia ancor di più, perchè avevano asini, galline, cavalli e non solo.

Il 1999 fu un anno speciale, quando arrivò nella tenuta Kyriacos Kynigopoulos. Ragazzo greco che si trasferì in Borgogna per seguire una sua passione… quella per il vino, lavorando tra alcune delle migliori domaines. Lesse di lui sul Figarò il Signor Enrico, che lo contattò e ora guida la tenuta da parecchi anni.

Nel 2015 dopo una telefonata con il nonno, Francesca decise che la sua passione per il vino, sarebbe diventata la sua vita e quindi prende lei in mano la tenuta.

Lo sapevate che è il terzo areale al mondo nella coltivazione e produzione di Pinot Nero? Chiaramente ai primi due posti c’è la regione della Champagne e la Borgogna, nemmeno l’Alto Adige si avvicina, ci sarà o no un motivo?I primi metodi classici in Oltrepò furono sperimentati oltre 160 anni fa.

Francesca e Stefano (wine grower) amano viaggiare, capire e provare sempre. Vanno spesso in Borgogna e in Champagne per trarre il massimo beneficio ed apprendere dai maestri di questa uva unica e tanto affascinate qual’è il Pino Nero.

Fanno un egregio lavoro di export in tutto il mondo, iniziata già dal nonno, in paesi come Australia, Tokyo e America.

La produzione totale è di 90.000 bottiglie su un totale di 18 ettari e esportano in diversi paesi come gli Usa, Tokyo e Australia.

I vini prodotti si dividono tra metodi champenoise, bianchi e rossi. Vi racconterò 3 dei loro vini che amo particolarmente.

Il Cruasè, per chi non lo conoscesse è un marchio che identifica l’unico Spumante Metodo Classico Rosè ottenuto dalla sola vinificazione di Pinot Nero. I vigneti per i loro metodi classici sono tutti sulla sommità della collina con varie esposizioni, in modo da garantire più freschezza (acidità).

Pensate che un piccolo paesino appena li vicino si chiama Oliva Gessi e diciamo, come racconta Francesca, ce la dice lunga sulle caratteristiche dei suoli con molto calcare e gesso, vi sono diverse cave in zona, chiaramente ormai non più in uso.

Il colore di questo vino è un rosa salmone molto tenue, la macerazione è molto delicata 4/8 ore, durante questa fase il mosto viene controllato ogni 15 minuti per decidere il momento giusto per svinare. I profumi sono molto eleganti con note di lievito, sentori leggermente tostati e zucchero a velo, non mancano i piccoli frutti rossi di bosco, molto equilibrato. Quello che mi spiazza è il perlage, di rara finezza per essere in Oltrepò, complimenti! Al palato è fine di ottima freschezza e buona sapidità.

Questa famiglia ha fatto un grande lavoro di zonazione di 39 parcelle lavorate in modi diversi, ciascuna con le proprie caratteristiche. Per quanto riguarda i trattamenti in vigna si cerca di rispettare al massimo l’ambiente utilizzando concime, rame e zolfo.

Il Pinot Nero Terrazze, proviene da vigneti esposti tra ovest ed est. Nella pianura padana c’era il mare un tempo e questa zona era la spiaggia, stiamo parlando di 60 milioni di anni fa, quindi il sottosuolo è ricco di fossili, calcare e sabbia. L’impatto al naso è dedicato interamente al frutto giovane e succoso, fresco e croccante, con note di ciliegia ed una speziatura delicata proveniente dal vitigno e non dal legno, anche perchè questo vino vede solo acciaio. Le uve vengono diraspate e non pigiate per fare in modo che durante la fermentazione si attivi una semi-carbonica naturale, donando un palato croccante e sapido con una ottima spina dorsale.

Il Noir è il vino sul quale hanno investito tutto nel vero senso della parola, anche a livello emotivo. Anche in questo caso la macerazione è con acini interi e non pigiati, a volte anche senza diraspare. Le uve vengono poi raffreddate, spiega Stefano.. tecnica che è usata dagli anni 80 in Borgogna, in modo da tenere equilibrato l’alcool, estraendo in maniera gentile. La vigna è la più alta dell’azienda con ben 60 centimetri di argilla che conferisce al vino un colore più scuro, sabbia e calcare. Altro dettaglio per difendersi dalle alte temperature è quello di evitare la defogliatura. I profumi sono più speziati, frutti rossi e neri, al palato è persistente e sapido. L’enologo per questo vino ha deciso di moderare i legni, che provengono da 5 foreste diverse con botti dal primo al quinto passaggio.

Direi che ora non resta altro che andare a comperare una bottiglia e stapparla.

Buona degustazione.

Sebastien Ferrara

Direttore e Sommelier

Ristorante Enrico Bartolini Mudec

https://www.instagram.com/sebastien_ferrara/?hl=it

Click to comment

Copyright © Chiccawine 2020